Ho la mania di registrare tutto e tutti, a volte anche senza farmene accorgere. Nemmeno io so perché, però come certe persone mettono immediatamente mano alla macchina fotografica, io metto mano al registratore, comodamente a portata di mano nel mio cellulare. A casa mi prendono in giro, perché spesso mi fermo e faccio fermare tutti per poter registrare un minuto di ambience - "Zitti, non muovetevi, non camminate, non respirate!" e loro giù a ridere, anzi, a trattenere le risate sotto il mio sguardo serissimo e torvo, e loro a prendermi in giro, appunto.
Cosa me ne faccio delle cose che registro? Quasi sempre niente, vanno ad infoltire i file senza nome che poi quando li ascolto non ricordo più né dove né perché avessi ritenuto quel momento tanto importante da volerne catturare il suono. Ultimamente però sto diventando più disciplinata, e prima di iniziare a registrare mi impongo di dire a voce dove mi trovo, e magari anche la data.
Quelli inclusi in questo lungo mashup (lungo per i miei canoni, visto che raramente creo qualcosa lunga più di 10 minuti) sono suoni raccolti in diverse parti del mondo, in vari momenti della mia vita.
C'è la voce da bambino di mio figlio (quanti anni avrà avuto, cinque? sei?), c'è la mia lettura di una bella cosa vista ad una biennale d'architettura di cui ebbi l'accortezza di registrare per intero il testo, in italiano ed in inglese, ma per la quale non ebbi abbastanza prontezza di riflessi da registrar anche il nome dell’autore (e ancora oggi non ho idea di chi fosse); ci sono le mie riflessioni da emigrata, quando ancora abitavo a Melbourne e tornavo a Cagliari solo in vacanza, una volta all’anno; ci sono suoni e lingue diverse.
Ecco, almeno ho trovato un modo per usarli, tutti questi suoni raccolti, collezionati, furtivamente registrati.